Tohouédéhoué (Togo, 2019) © Alessia Taglianetti


Alice orbecchi

Interprete

Dopo un master in “Études internationales, mention Moyen Orient et Afrique du Nord, Relations internationales et science politique” si è specializzata in interpretariato di conferenza prima con l’agenzia formativa tuttoEUROPA e, tra il 2020 e il 2022, con l’Università di Ginevra.

Lavora come traduttrice freelance da quasi 4 anni e, in caso di selezione del progetto, parteciperà alla fase di produzione offrendo una traduzione professionale delle interviste.

Nicolò anselmetto

Inquadramento scientifico del contesto ambientale

Laureato in Scienze Forestali e Ambientali, nel 2020 inizia un dottorato di ricerca in ecologia forestale presso il dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino.

Il focus dei suoi studi è l’effetto dei cambiamenti climatici sugli habitat forestali.

È stato tre volte in Togo per azioni di volontariato.

Gabriele GUERRA

Tecnico del suono

Appassionato di musica e di produzione musicale da 10 anni, nel 2020 inizia a frequentare l’Accademia di Produzione Musicale 4CMP di Milano e continua ad affinare le sue competenze: dalla sintesi sonora al mixaggio audio, fino ad arrivare alla teoria musicale.

Con un’ottima conoscenza del software Ableton e la giusta dose di creatività, cerca di migliorarsi giorno dopo giorno per fare della musica il suo lavoro.

GIULIANDREA TORTORICI

Grafica multimediale

Laureata nel 2019 presso il DAMS di Roma Tre, corso formativo Cinema e nuovi media, contemporaneamente ha frequentato un corso che le ha permesso di diventare grafica multimediale.

Nell’ambito di un corso promosso dalla regione Lazio sul videomaking, ha lavorato a stretto contatto con professionisti del settore di altissimo livello come art director, registi, direttori della fotografia e fonici.

Le sue competenze spaziano dal montaggio video alla color, motion graphic e VFX.


L’oceano visto dal porto di Aného (Togo, 2019) © Alessia Taglianetti

 

Inquadramento internazionale, climatico e agricolo

Tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite troviamo: (1) sconfiggere la povertà, (2) sconfiggere la fame, (13) lotta al cambiamento climatico, (15) la vita sulla terra. Quattro temi perfetti che incarnano il progetto di NutriAid in Senegal.

Nelle aree occidentali del Sahel, il clima è caratterizzato dall’alternarsi di due stagioni: una secca (ottobre-maggio circa) e una piovosa (giugno-ottobre), caratterizzata dalle precipitazioni monsoniche, che forniscono il fabbisogno idrico annuo in un lasso di tempo piuttosto concentrato.

Nella porzione sudoccidentale della regione di Fatik, le precipitazioni annue sono comprese tra gli 800 e i 900 mm. A oggi, il settore agricolo nello stato del Senegal genera il 15% del PIL e occupa il 77% dei senegalesi (6.9 milioni di persone; Borgen Project, 2022).

Poiché le zone agricole si trovano in aree secche e con suoli poveri, una buona parte dei prodotti agricoli è ancora importato (soprattutto riso, grano, mais, cipolle, olio di palma, zucchero e patate); le esportazioni e la produzione interna stanno aumentando anche grazie a tecniche di agricoltura sostenibile, anche se i pesticidi chimici rimangono un grosso problema per l’inquinamento delle falde idriche.

Tra gli anni ’60 e ’80, in seguito all’indipendenza del Paese dalla Francia, molte pratiche agricole errate (monocoltura di arachidi per l’esportazione verso la Francia, uso intenso di pesticidi, scorretto razionamento idrico) hanno provocato l’impoverimento delle risorse nutritive dei suoli dell’area, provocando carestie e mancanza di prodotti alimentari. In seguito, partendo da una forte siccità negli anni ’80, l’impiego di pratiche di agricoltura sostenibile ha reso il Senegal uno dei Paesi africani più intraprendenti e innovativi.

Ad esempio, la rotazione colturale con cicli di tre anni mediante l’impiego di arachidi (leguminosa), fagiolo dall’occhio (leguminosa), manioca (tubero) e miglio (cereale) ha ripristinato molti terreni impoveriti, permettendo inoltre la diversificazione della produzione alimentare (Sustainable Food Trust, 2022). Il miglioramento delle condizioni nutritive e idriche del suolo è stato possibile anche grazie all’integrazione nei sistemi agricoli dell’allevamento, creando un sistema agro-pastorale molto promettente.

Cambiamento climatico nelle regioni occidentali del sud Sahel

Le temperature sono previste in aumento nella regione così come in quasi ogni area del mondo, con scenari attesi che dipendono principalmente dai livelli di emissione di gas serra e dalle eventuali misure di contenimento previste a livello governativo. Mentre dal punto di vista globale le precipitazioni monsoniche sono previste in aumento per effetto dei cambiamenti climatici, nella regione occidentale del Sahel si prevede una diminuzione dell’apporto idrico e un ritardo nell’inizio della stagione monsonica (IPCC, 2021).

Questo potrebbe anche influenzare l’espansione del Sahara (desertificazione), uno dei principali motori di squilibri sociali e di lotte per i territori agricoli in altre parti del continente africano (Nigeria). Inoltre, la gestione dell’acqua nella regione sarà di fondamentale importanza (sistemi di irrigazione a goccia, bacini di raccolta dell’acqua piovana, canali etc.) per via dello stimato aumento di condizioni calde e secche (Mirzabaev et al., 2019).

Interessante parallelismo delta del fiume-siccità della regione. Si stima che la metà della popolazione che sarà colpita dalla scarsità di acqua risiede in Centro ed Est Asia e Africa Occidentale (IPCC, 2022).

Il cambiamento climatico ha già comportato aumenti di mortalità vegetale legata alla siccità negli ultimi 60 anni nel Sahel, interessando tra il 20 e il 90% degli individui vegetali (IPCC, 2022). È da segnalare un possibile aumento dell’attività vegetale nelle zone desertiche per via di un aumento di CO₂ connesso al cambiamento climatico (cosiddetto greening).

Questo ruolo positivo di fertilizzazione di carbonio potrà essere importante per i vari progetti che si occupano di riforestazione nelle aree di interfaccia savana-deserto, ad esempio il famoso Great Green Wall, che interessa anche la regione meridionale del Senegal (GGW, 2022). Questo progetto di 8 miliardi di $ di budget si propone di recuperare 100 milioni di ha (1 milione di km², 8'000 km di lunghezza) entro il 2030, creando 350'000 posti di lavoro e assorbendo 250 milioni di tonnellate di CO₂ (ZME Science, 2022).

Biodiversità nel delta del Sinè-Saloum

Il delta del Sinè-Saloum è considerato un hotspot di biodiversità vegetale e animale. È caratterizzato dalla presenza di mangrovie, che caratterizzano gli habitat della regione. Si stima in futuro un potenziale movimento di questa specie verso la terraferma, anche per via dell’aumento del livello del mare causato dalla fusione dei ghiacci artici (e non solo).

Si segnala però un maggiore rischio per le mangrovie nel Nord e Centro America, in Asia, in Australia e nell’Est Africa piuttosto che nell’Africa Occidentale (IPCC, 2022). In generale, si stima che le mangrovie si sposteranno maggiormente a latitudini maggiori verso i poli (~ 2° latitudine) per via dell’aumento delle temperature (Record et al., 2013; IPCC, 2022).

Un altro rischio per queste specie è l’aumento di salinità. Sarà importante sviluppare pratiche di recupero di ecosistemi di mangrovie coinvolgendo la popolazione locale nel processo decisionale.

Cambiamento climatico e agricoltura

Dal punto di vista agricolo, il cambiamento climatico ha comportato tra il 2000 e il 2009 una riduzione della produzione di due cereali importanti: il miglio (10-20%) e il sorgo (5-15%) (Sultan et al., 2019). Purtroppo, alcuni studi stimano che le pratiche di gestione agricola sostenibile che oggigiorno sono ritenute promettenti potrebbero non reggere l’urto del cambiamento climatico, suggerendo l’importanza della ricerca di metodi alternativi efficaci negli scenari di cambiamento climatico (IPCC, 2022).

La selezione genetica di varietà resistenti a siccità e a suoli poveri sarà la chiave per l’agricoltura di tali aree. Questo richiede una collaborazione tra scienziati e agricoltori locali e la semina di varietà provenienti da regioni con condizioni climatiche attuali paragonabili a quelle previste in futuro per l’area del Senegal meridionale.

Si stima una perdita di produzione di latte in alcune aree dell’Africa occidentale per effetto di stress termico sugli animali (Rahimi et al., 2020). La selezione di sementi di varietà resistenti e resilienti al cambiamento climatico sarà un punto focale nella lotta ai cambiamenti climatici e dovrà integrare scelte degli agricoltori locali, attività politiche nazionali e internazionali e attività di istruzione e formazione in sinergia con i ricercatori. La corretta pianificazione dell’uso del suolo futuro (aree agricole e pascolive, centri urbani, aree naturali e di conservazione) è e sarà sempre più fondamentale.

Anche la creazione di sistemi produttivi agro-silvo-pastorali, che uniscano coltivazione, allevamento e selvicoltura potrebbe rendere l’ecosistema agrario più adattabile ai cambiamenti climatici.

Riferimenti

  • Borgen Projcet, consultato il 23 marzo 2022. https://borgenproject.org/sustainable-agriculture-in-senegal/

  • GGW, consultato il 22 marzo 2022. https://www.greatgreenwall.org/

  • IPCC, 2021: Climate Change 2021: The Physical Science Basis. Contribution of Working Group I to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Masson-Delmotte, V., P. Zhai, A. Pirani, S.L. Connors, C. Péan, S. Berger, N. Caud, Y. Chen, L. Goldfarb, M.I. Gomis, M. Huang, K. Leitzell, E. Lonnoy, J.B.R. Matthews, T.K. Maycock, T. Waterfield, O. Yelekçi, R. Yu, and B. Zhou (eds.)]. Cambridge University Press. In Press.

  • IPCC, 2022: Climate Change 2022: Impacts, Adaptation, and Vulnerability. Contribution of Working Group II to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [H.-O. Pörtner, D.C. Roberts, M. Tignor, E.S. Poloczanska, K. Mintenbeck, A. Alegría, M. Craig, S. Langsdorf, S. Löschke, V. Möller, A. Okem, B. Rama (eds.)]. Cambridge University Press. In Press.

  • Mirzabaev, A. et al., 2019: Chapter 3 (Desertification) In: IPCC SRCC.

  • Rahimi, J., Mutua, J. Y., Notenbaert, A. M., Dieng, D., & Butterbach-Bahl, K. (2020). Will dairy cattle production in West Africa be challenged by heat stress in the future? Climatic Change, 161(4), 665-685.

  • Record, S., Charney, N. D., Zakaria, R. M., & Ellison, A. M. (2013). Projecting global mangrove species and community distributions under climate change. Ecosphere, 4 (3), 1-23.

  • Sultan, B., D. Defrance and T. Iizumi, 2019. Evidence of crop production losses in West Africa due to historical global warming in two crop models. Scientific Reports, 9 (1), 12834, doi:10.1038/s41598-019-49167-0.

  • Sustainable Food Trust, consultato il 22 marzo 2022. https://sustainablefoodtrust.org/articles/gaining-ground-senegalese-agriculture-relocalises/

  • ZME Science, consultato il 23 marzo 2022. https://www.zmescience.com/ecology/climate/great-green-wall-04232/


Lago Orfù (Oulx, ottobre 2021) © Alessia Taglianetti

Tecnica narrativa

Linea narrativa e struttura generale

Il documentario sarà strutturato seguendo la linea narrativa della fabula.
Nella situazione iniziale si raccoglieranno immagini ambientali mirate alla contestualizzazione del territorio e delle persone che lo abitano.

La rottura dell’equilibrio iniziale emergerà dal contenuto delle interviste semi-strutturate (riguardanti la siccità, l’avanzamento del deserto, la salinità delle acque, la percezione di aumento delle temperature e l’impatto che questi aspetti già hanno sulla popolazione di Loul-Sessène) - che saranno condotte faccia a faccia seguendo la tecnica giornalistica non direttiva - dove i protagonisti e le protagoniste potranno parlare liberamente, pur partendo da domande specifiche.

La tecnica non direttiva consente agli interlocutori di sentirsi maggiormente a proprio agio e di portare, conseguentemente, un contenuto più sincero e realistico sullo schermo: trattandosi di un documentario, l’approccio per la raccolta delle informazioni sarà un aspetto fondamentale ai fini della produzione. Le interviste semi-strutturate, infatti, garantiscono un forte coinvolgimento reciproco tra intervistato e intervistatore, evitando la standardizzazione delle domande e delle risposte.

Nell’evoluzione del racconto, per quanto riguarda i soggetti coinvolti nell’interazione, la produzione vedrà l’inserimento di interviste a due nei casi di raccoglimento di informazioni specifiche, alternate a interviste di gruppo, queste ultime per porre l’accento sulle dinamiche di gruppo che rappresentano un aspetto antropologico rilevante nel contesto sociale del Senegal.

Si giungerà poi - seguendo lo schema della fabula - al raggiungimento di un nuovo equilibrio: attraverso le parole e le testimonianze delle persone coinvolte si evidenzieranno, sulla base del rapporto scientifico presentato nella sezione precedente, quali sono le potenziali pratiche di recupero degli ecosistemi partendo, come auspicabile anche nel metodo scientifico, dal coinvolgimento della popolazione locale.

Centrale in ogni fase di produzione sarà il ruolo di NutriAid che, sul territorio, risponde a queste esigenze collaborando con i centri sanitari locali e tenendo attivi programmi di sicurezza alimentare: questi aspetti saranno evidenziati come strumenti fondamentali per evitare ricadute di fame e povertà.


Sequenze narrative

La produzione sarà composta non solo da sequenze dialogate - fondamentali per la trasmissione di un messaggio al contempo scientifico ed emozionale - ma anche descrittive ed espressive nella prima parte, narrative e riflessive nel finale.


Messaggio

Partendo da una panoramica dettagliata del contesto locale di Loul Sessène in relazione alle sementi locali, al rispetto della biodiversità e ai rischi connessi al cambiamento climatico e all’introduzione di sementi non autoctone nell’ambiente, il documentario restituirà tuttavia un messaggio positivo e propositivo.

Spesso la narrazione dell’Africa guidata dall’occhio giudicante dell’occidentale - cliché dovuto allo studio di fonti unicamente eurocentriche - si concentra sulla spettacolarizzazione del dolore e della povertà, invece questa produzione potrà offrirvi un lavoro focalizzato sì sulle difficoltà, ma impostandole come base di un discorso più ampio incentrato sul coinvolgimento e soprattutto la collaborazione alla pari della popolazione locale.

I 17 obiettivi dell’Agenda 2030, oltre ad affrontare i cambiamenti climatici ai fini di uno sviluppo sostenibile, mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza e, soprattutto, a costruire società pacifiche che rispettino i diritti umani. Sono tutti aspetti che vanno sottolineati anche nelle produzioni audiovisive che dovranno mirare sempre più a restituire la realtà con la stessa oggettività sia per il nord che per il sud del mondo, senza distinzioni.

Aspetto altresì fondamentale riguarderà il coinvolgimento dei giovani: il bando di riferimento prende il nome “Giovani e Agenda 2030”, ed è per questo che la nostra produzione ha instaurato un contatto preliminare con il gruppo Fridays for Future Senegal, collaborazione che potrà rilevarsi importante nell’ottica del racconto della lotta al cambiamento climatico.


Tecnica di produzione

Per raggiungere gli obiettivi di produzione sopracitati, il nostro team coopererà in tutte le fasi di lavoro secondo la timeline visionabile nello slideshow di apertura.

Pre-produzione

In questa prima fase, che ipotizziamo si potrà svolgere tra il 13 e il 20 aprile, saranno predisposti incontri conoscitivi con il gruppo NutriAid e con il referente locale del progetto. Si raccoglieranno tutte le informazioni necessarie per l’impostazione scientifica del lavoro: Nicolò approfondirà l’analisi scientifica del contesto ambientale e, partendo dalle esigenze comunicative di NutriAid, segnalerà le tematiche che segneranno il focus delle sequenze dialogate e descrittive.

Si procederà dunque alla stesura dettagliata dello script con una programmazione di massima delle interviste, che saranno tutte pensate e studiate prima della partenza in modo da poter concentrare l’attenzione sul coinvolgimento e sulla totale libertà di espressione una volta sul posto.

Sempre nella fase propedeutica, una volta analizzato il contesto e predisposte le interviste, sarà realizzato uno storyboard per una pianificazione altrettanto dettagliata delle riprese panoramiche e ambientali.

Seguirà lo studio della colonna sonora personalizzata a cura del nostro tecnico del suono Gabriele: anche in Senegal gli artisti, in particolar modo i musicisti, hanno sofferto per le restrizioni imposte dalla pandemia. Per dare loro nuove opportunità, è stata lanciata proprio in questi mesi la piattaforma Kandang, che mira a riunire e rendere più visibili artisti della musica attuale, come jazz, afrofusion, reggae, afrobeat, electro, spam.

Kandang è un’espressione wolof che rimanda a un proverbio che dice, più o meno, “un braccialetto solo non tintinna”. Partendo da questo concetto produrremo una colonna sonora che sottolineerà energicamente i tratti fondamentali del documentario e renderà ancor più immersive le immagini ambientali, offrendo al pubblico che ne prenderà visione un maggior coinvolgimento emotivo.

Produzione

La seconda fase si svolgerà tra il 20 e il 30 aprile a Loul-Sessène in collaborazione con l’interprete Alice che, per tutta la durata del viaggio, grazie alla sua conoscenza bilingue del francese, potrà dare supporto nei dialoghi di intervista cogliendo ogni sfumatura necessaria.

La produzione filmica, snellita in fase propedeutica grazie a una puntuale programmazione delle interviste e delle riprese, si concentrerà sul raccoglimento di tutto il materiale necessario da porre in archivio al fine di produrre un documentario di 20 minuti completo e dettagliato. Sul posto sarà redatto un diario delle riprese che, considerati i tempi di consegna, sarà fondamentale nell’organizzazione dell’archivio nella prima fase di post-produzione.

La tecnica di produzione si basa sul linguaggio comunicativo dello storytelling emozionale, di immediato potere persuasivo. Questo ispirerà da subito fiducia nel pubblico di riferimento: le immagini prodotte daranno impatto immediato ma, al contempo, saranno sorrette da una solida base scientifica. Questo aspetto sarà fondamentale in considerazione del target di riferimento: giovani che, come noi del team, cercano sempre più un’informazione puntuale, precisa e diretta.

Per quanto riguarda le immagini, queste saranno prodotte alternando diverse tecniche di regia:

  • Campo e controcampo nelle sequenze di dialogo

  • Close-up sui volti

  • POV shot per adottare il punto di vista di uno o più personaggi

  • Take con stabilizzatore elettronico per inquadramento del contesto ambientale e sociale

  • Riprese aeree con drone 2,7K

A supporto delle immagini prodotte in loco entrerà in gioco il ruolo chiave della motion graphic: la produzione fornirà a Giuliandrea immagini sia aeree che di dettaglio, grazie a cui la nostra esperta di grafica multimediale potrà elaborare la geolocalizzazione dei luoghi interessati e iniziare a pianificare le infografiche.

Post-produzione

Questa fase si svolgerà dal 1° maggio al 5 giugno, anche sulla base delle esigenze di consegna di NutriAid.

Partendo dal diario delle riprese si suddividerà l’archivio in macroaree di lavoro e, da subito, si concorderà con l’esperta di grafica multimediale la produzione degli elementi grafici necessari a supporto della produzione video.

L’editing e il montaggio video - così come la registrazione delle riprese e la conduzione delle interviste - saranno curati dalla scrivente con un lavoro professionale su Final Cut Pro X: si partirà dalla selezione e dall’allineamento delle riprese, processo che coinvolgerà anche NutriAid mediante incontri di definizione finale della timeline.

In fase di editing si procederà con l’inserimento in timeline del progetto cartografico e di infografica curato da Giuliandrea e, in parallelo, all’allineamento della colonna sonora personalizzata prodotta da Gabriele.

In ultimo sarà curata la fase di color grade con la realizzazione di un lut coerente per tutte le riprese, anch’esso personalizzato, per poi arrivare in conclusione al rendering e alla consegna del video.


In fase di post-produzione sarà possibile produrre un trailer a fini promozionali, nonché estratti di interviste in formato 4:5 da destinare alle pagine social del progetto NutriAid e un trailer audio di 30 secondi da destinare ai partner radio.


Agbodrafo Porto-Séguro (Togo, agosto 2017) © Alessia Taglianetti